Figlia di Natalia de Moerder nata Eberhardt, una nobildonna di San Pietroburgo, vedova di Pavel Karlovitch, alto ufficiale dello zar, e di padre ignoto, probabilmente Alexandre Trofimovsky, un ex sacerdote ortodosso, precettore dei figli del marito defunto, Isabelle Eberhardt nasce a Ginevra il 17 gennaio 1877. Fu cresciuta in un ambiente laico, decise di diventare musulmana, compiendo un viaggio a Bona in Algeria insieme alla madre. Fin da piccola amava travestirsi da marinaio, da cavaliere bianco, da beduino; affascinata dall’esotismo dei paesi africani, Isabelle Eberhardt viaggiava e scriveva. La prima raccolta di racconti fu pubblicata con lo pseudonimo maschile di Nicolas Podolinsky. I suoi viaggi da Tunisi in Algeria saranno il terreno fertile per le sue opere, viaggia in treno, a cavallo, a piedi, per giungere nel cuore del deserto del Souf dove entra a far parte di una confraternita con il marito Slimène Ehnni, ufficiale arabo. Si ammalò gravemente in seguito alle condizioni di vita da nomade che conduceva, fino alla morte per annegamento nel 1907, provocata da un’improvvisa inondazione. Tra le sue opere ricordiamo Notes de route, Maroc-Algérie-Tunisie (1908), Mes Journaliers (1923),  Écrits intimes: lettres aux trois hommes plus aimés (1991).

(a cura di Valentina Fiume)


(Fonte immagine: https://it.wikipedia.org/wiki/Isabelle_Eberhardt#/media/File:Isabelle_Eberhardt.jpg)